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domenica 28 agosto 2011

Ti lavo io




Mi spogli piano, come fossi una bambina, prima la camicetta, poi la gonna… i vestiti cadono sulle mattonelle del bagno, i miei e i tuoi uno sull’altro sembrano fare l’amore sul pavimento.

Entri anche tu nella doccia, l’acqua scorre sui nostri corpi lavando via la fatica e il sudore di una serata piacevole ma afosa… prendi la spugna e cominci ad insaponarmi il collo, poi scendi sul seno e risali… io piego la testa e mi lascio risciacquare dall’acqua tiepida… ora mi giri, la spugna scivola dalla schiena al solco tra le natiche dove insiste più a lungo… avverto le tue dita che mi sfiorano, scorrono liquide come l’acqua tiepida, umide dei miei umori… mi apri, allarghi la mia rosa di carne infilandone dentro uno… poi due… poi percepisco la tua cappella dura farsi strada … lentamente…. Appoggio le palme sulle mattonelle bagnate mentre tu affondi dentro di me.

Chiudi l’acqua ora, voglio ascoltare il suono dei nostri corpi


sabato 13 agosto 2011

Sesso sicuro



Un divertente video per ricordarci sopratutto in vacanza di fare sesso sicuro ed effettuare regolarmente il test dell'Aids

giovedì 4 agosto 2011

Non sei più lo stesso

Eppure ho riconosciuto quei nei vicino al tuo ombelico, la forma dei tuoi piedi e delle tue orecchie.
E il tuo odore, i tuoi occhi verdi, il sorriso che fai quando fai l’amore con me.
Tu sorridi come se fossi in paradiso.
Ma sono io che non mi sento più sulle nuvole

martedì 2 agosto 2011

Un gatto ed una riflessione...



Sono un po' inquieta stasera... mi avvio alla mia passeggiata serale intorno alle mura del paese con mille pensieri in testa, non riesco a far smettere a quelle rotelline di girare…girare…
Sono quasi arrivata, ancora qualche passo e "rrrmeeeow" il richiamo di un gatto che appena mi vede balza dalla nicchia nel muro in cui era rannicchiato al cofano di una macchina venendomi incontro. Strano, forse pensa stia portando del cibo…
Invece no, conosco quel miagolio un po' lamentoso del gatto in cerca di coccole. E' una femmina tigrata, dal pelo lucido ed in buone condizioni, non sembra decisamente un randagio, forse solo un felino amante della libertà. Qualche carezza sul suo pelo liscio mentre avverto il ron ron continuo delle fusa. Mi allontano e lei mi segue, mi fermo sulla panchina del piccolo giardino.
Amo questo posto, mi rilassa camminare di fronte alla vista mozzafiato della vallata mentre il sole scende. La ferrovia pare una lunga ferita scintillante che l'attraversa, e i tigli in fiore emanano un dolcissimo effluvio, tanto persistente da far girare la testa. La bellezza di certi luoghi è così struggente che mi mette malinconia, o forse sono io che oggi sono nostalgica, e questo silenzio mi mette in pace.
La micetta struscia il muso sulle mie gambe, poi fa una piroetta con la coda ritta. Le faccio cenno di salire sulla panchina dando una pacca sopra le tavole di legno. Mi guarda con i suoi occhioni gialli e capisce, in un salto è vicino a me. Mi domando come facciano i gatti a capire che li amo, perché ha sentito l'impulso di scendere dal suo rifugio per venire proprio da me? Ma ora devo continuare la mia passeggiata, mi alzo e lei mi segue per un bel tratto trotterellandomi accanto finché non si blocca, sto varcando il limite del suo territorio. Dopo pochi passi mi volto, la vedo in cima alla salita che mi osserva.
- Ci vediamo più tardi!-
Chissà se mi ha capito, per fortuna che non c’è nessuno in giro che mi ha visto parlare con un gatto! Continuo per il lieve pendio, pian piano il sole sta calando, le colline scure si stagliano contro il rossore del cielo come un acquarello di Friederich. Ho fatto tante volte questo percorso, eppure stasera non so perché inaspettatamente ho davanti agli occhi questo stesso posto come era trent’anni fa. La parte terminale della passeggiata era chiusa, la rupe franata e la strada era come sospesa in aria, la vegetazione incolta. Aveva il fascino dei luoghi misteriosi e selvaggi, ed il romanticismo della vista lo rendeva il posto preferito dalle coppiette. Ci sono voluti decenni perché fosse riaperta, consolidata e ripiastrellata. Hanno sostituito le vecchie panchine di ferro battuto con altre di legno, inserito dei giochi per bambini e tutto è a regola d’arte; ci si viene a correre ed a portare a spasso il cane, a prendere il fresco ed a passeggiare nelle giornate calde. Ma ha perso tutta la magia.
Ed ora mi rivedo sedicenne, in un freddo inverno, con il mio primo fidanzatino dell’epoca scavalcare la recinzione in cerca di un posto dove appartarsi, sostenuti da quell’incoscienza adolescenziale che spinge a fare proprio quello che è proibito, a cercare il brivido, la scarica di adrenalina. Il cuore che batte non sai se per l’emozione di trovarsi da soli o per la paura di mettere un piede in fallo, di precipitare nel vuoto. Alcuni alberi sono sradicati, quelli rimasti in piedi sono avvolti dall’edera, da altre piante che li hanno avvinghiati nelle loro spire vegetali.
Lui mi fa sdraiare su una panchina, tenta di abbassarmi i jeans strettissimi. Sento il freddo dei listoni di ferro sotto le mie natiche e il gelo sul ventre. Mi ritorna alla mente una sensazione sgradevole, lui che si corica sopra di me e mi tiene la testa, io che mi divincolo. Perché? Forse il freddo, o forse non avevo voglia, o non così.
(... continua...)

tdx