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mercoledì 25 agosto 2010

Quelli che... ti mangiano



Quelli che...ti mangiano ovvero gli adoratori della fica.

Riflessione semi-seria di fine agosto.

Quelli che ti mangiano sono i degustatori, gli adoratori della fica.
Loro non amano te, no. Amano la tua fica. Hanno occhi soltanto per lei, la desiderano, la vogliono toccare, assaggiare, assaporare. Che dietro quella fica ci sia tu, il tuo corpo, i tuoi occhi.. poco importa! Ho capito molto tardi che come ci sono i feticisti del piede, quelli del culo (si si esistono!!) e quelli del seno ci sono quelli della fica. Una donna e pezzetti del suo corpo. Si, che tutta intera è troppo. Io poi che sono tanta e tanta.. ma come fanno? Mi devono amare un pezzetto alla volta. E per fortuna che dove cadono cadono bene, sul soffice intendo.
Sono ormai avvezza al bacio con palpata di tette annessa. Ce le hanno lì davanti, a portata di mano.. che devono fare? Invece con gli adoratori della fica, appena stai in intimità ti ritrovi le loro dita li sotto… come dei tentacoli..
Oh ma quante dita hanno!! E poi subito dopo tutta la faccia tra le gambe, la loro lingua avida che ti esplora, ti succhia…e che cavolo manco il tempo di respirare!! Che hanno paura che, dopo, non glie la dai e così intanto si prendono un assaggio. Un antipastino.
Gli adoratori della fica sono generosi, pensano prima a lei che al loro uccello. Non come gli adoratori del proprio cazzo, quelli che non vedono l’ora di mettertelo in mano, o da qualche altra parte. Egoisti!

Recentemente c’è stato chi mi ha detto: non vedo l’ora di mangiartela. Si, diceva proprio mangiartela! Che avevo quasi paura mi staccasse il clitoride a morsi, una volta l’avesse avuta a portata di bocca. E si che l’ha letteralmente, assaporata, degustata… un vero buongustaio!
Mi piaceva starmene lì con le gambe aperte, completamente offerta, sentire i miei umori che scivolavano via, mentre lui mi mangiava come fossi un succoso frutto maturo di cui non era mai sazio. Il mio mango mi chiamava.
Poi si era messo in testa che mi voleva far squirtare a tutti i costi, gli avevo confessato che l’avevo fatto una sola volta, diversi anni fa. Hai voglia a spiegargli che forse mi si erano prosciugati tutti i canalini, era passato un sacco di tempo!
Lui niente, non demordeva. Ci si è messo proprio d'impegno!

Che poi… come si chiamano? ste ghiandole di Skene pare che non ce l’abbiano tutte le donne, quindi dovrei pure considerarmi fortunata, sarei tra le poche elette.
Ma quando successe non mi accorsi di niente, se non alla fine. Ricordo che ero nel bagno del mio ufficio, appoggiata al lavandino in compagnia del mio giovane amante  e che lui mi stava prendendo da dietro.
Ci guardavamo allo specchio, mi abbracciava, mi stringeva i seni…. eravamo molto eccitati. Ma non avvertii nessuno scroscio, né rottura delle acque.. zampilli, niente.. Poi al momento di ricomporci notai quella pozzanghera per terra, sulle mattonelle verdi. La quantità era come quella di un bicchiere, una parte trasparente, una parte più lattiginosa.
Ma che è sta roba, pensai?
Poi capii, ne avevo sentito parlare… alzai lo sguardo e vidi la sua espressione tra lo schifato e lo sconvolto. Eh si piccino, io avevo parecchi anni più di lui, erano traumi che avrebbero potuto segnarlo per tutta la vita!

Quindi il divoratore di fica tentava il tutto per tutto… anche lui voleva entrare nella rosa degli eletti. Le dita ad uncino sul punto G, su e giù... me lo grattava… sentivo il bottoncino che si gonfiava e poi un bruciore, un pizzicorino… una sensazione che avevo già provato tante altre volte ma non sapevo fosse premonitrice di una eiaculazione. Anzi, la cosa mi bloccava.

Adesso so che arrivati a quel punto bisogna spingere in fuori, come a voler urinare, ma niente, non c'era niente da fare.

Ma poi perché 'sto squirting va tanto di moda ultimamente? A me non interessa più di tanto, mi sembra che siano più gli uomini a vederla come una specie di sfida, forse perché anche loro hanno la prova tangibile di un nostro orgasmo? In fondo l’uomo non può mentire, noi si.
La fica mente, il cazzo no.
Povero cazzo, costretto alla sincerità…
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L’ultimo adoratore di fica poi era anche un adoratore della carne, si della mia carne! Ormai è noto che io sia…diciamo una falsa magra?? E quando trovi un adoratore della fica e della carne nello stesso uomo ti senti letteralmente divorare.
Lui non ha fatto che impastarmi come pasta lievitata, specialmente la mia pancia. Mi sono sentita come una focaccia… quelle focacce genovesi belle gonfie con le impronte dei polpastrelli, le conoscete no? Io sono ligure di origine, la focaccia era la merenda che, tutti i giorni d’estate ci portavamo al mare.
Ah! quei buchini pieni d’olio d’oliva in cui affondavo le mie piccole dita di bambina!Li dentro la focaccia era soffice e bianca, senza la crosticina dorata. Le ritraevo belle unte e me le succhiavo, salate e condite. Poi, dopo, me la mangiavo... sotto i denti l'olio schizzava fuori, sulla mia lingua. Una vera goduria, da gustare in riva al mare.
In fondo da bambina mi comportavo come l'adoratore della carne che affondava le dita nella mia carne bianca e soffice.
Il giorno dopo l’incontro con l'impastatore avevo la pancia con tanti piccoli lividi tondi a forma di polpastrello, proprio come quella focaccia.
Ma che dita piccine aveva, l'ho notato dalle impronte, ma mica me ne ero accorta… sentivo solo come mi pizzicava, mi impastava.. la pancia, i seni… e mugolava, mugolava. Era eccitatissimo. Sarà stato a cazzo dritto per quasi un ora, dico… ma quando si scopa? Che poi a me i preliminari lunghi mica mi piacciono.
Ma oramai… l’avevo presa come una specie di massaggio. Me ne stavo rilassatissima sdraiata sul letto, la stanza in penombra rischiarata dalla luce fuori sulla terrazza.... la finestra aperta, il fresco ponentino romano mi accarezzava la pelle, regalandomi ulteriori brividi. Mi godevo il momento. Oh una volta tanto che non dovevo fare qualcosa io!
Intanto me la strizzava, la leccava, la mangiava… ci infilava le dita dentro, nella fica e pure nel culo, tanto per gradire.

- Hai la figa più bella del mondo- ha sussurrato soddisfatto, col sorriso sulle labbra mentre risaliva tra le mie gambe. Si, lui dice figa perché l’è di Milan.

Bella la mia figa? A me non è mai piaciuta, la trovo ridondante, esagerata. Le labbra troppo accentuate come un fiore carnoso, impudico.Ora che sono depilate poi si notano ancora di più, ma è la moda, ora tocca portarla così che pare i peli siano una cosa disdicevole.Che chissà come facevano negli anni '70 con quelle gattone pelose in mezzo alle cosce. Ora quando rivedi certi vecchi film o foto sembrano anacronistiche. I peliii che schiifoooo!!

Quanto avrei voluto avere una fichetta piccina, come quelle delle ragazze che vedevo farsi la doccia in piscina. Con quelle labbra che parevano petali di rosa, tenere…
Strano penso, gli uomini negli spogliatoi guardano a chi ha il pisello più grosso, noi a chi ha la fica più piccina.
Ma poi mica ancora ho capito come ce l’ho, dentro. Tanto piccola no perché quelli troppo piccoli non li sento proprio.. quelli grossi sono proprio belli, danno delle grandi soddisfazioni a giocarci, a prenderli in bocca, ma a volte mi fanno male, specialmente alla pecorina.
Che cosa vi spingete poi, che sbattete, sbattete fino in fondo… Mica abbiamo una galleria lì dentro.

Ecco forse ce l’ho media, una fica nella norma insomma. Perché quelli che mi si confanno meglio sono così... che poi lo dice pure il Kamasutra che ci sono tre tipi di uomo e tre di donna per le dimensioni: lepre, toro, cavallo, cerva, giumenta, elefantessa. Ognuno deve trovare il giusto incastro. Quindi praticamente sarei una cavalla... ci sta.

Ho intervistato alcuni uomini chiedendo come amassero adorare la fica:

1. non é che io abbia un copione, ogni volta l'ispirazione conduce a percorsi differenti, dettati dal piacere che "sento" in lei...preferisco, in ogni caso, avvicinarmi piano piano...lei stesa, le cosce socchiuse, io mi faccio spazio, e con mille piccoli, soffici baci, le percorro, dalle ginocchia fino all'inguine, lentamente...molto lentamente...l'interno coscia é delizioso, mi piace mordicchiarlo, leccarlo, baciarlo lievemente...e arrivato all'inguine, continuo a baciare intorno al buchino...poi salgo...
soffici baci sulle labbra...intervallati a leccatine lunghe...dal basso verso l'altro per tutta la lunghezza della fessura...e ritorno....mordicchio le labbra...le stringo tra le mie...insinuo la lingua dentro...e assaporo...assaporo a lungo...raccolgo ogni umore...
impazzisco per il dolce miele...introduco la lingua quasi fosse un piccolo pene...piccoli colpi...lenti movimenti...
e bacio le labbra, come fosse una bocca ci limono, con lei...mi piace troppo...

infine, dopo tanto assaporare, risalgo con le labbra fino al clitoride...gonfio e attento...lo prendo tra le labbra...lo picchietto con la lingua...lo spompino un pochino...lo succhio...piano, prima, poi con piu' vigore...magari penetrando contemporaneamente con due dita, fino a sentire il piacere esplodere e riversarsi sulle mie labbra...sulla mia lingua...sul mio viso....


2. adoro giocare con la lingua,adoro farla scorrere su tutto il corpo,soffermandomi nei punti piu...caldi...mi piace sentire la figa che piano piano si bagna la donna inizia ad eccitarsi, adoro aprire le labbra per infilarci con molta dolcezza tutta la lingua!!non mi stanco mai...non lascio nulla di inesplorato,mi piace leccare anche il culetto,affinche la donna si ecciti da morire, per poi sentire il suo succo sulla punta della mia lingua...e poi....e poi...!!!

3. Bacio li' come se baciassi una bocca...con lo stesso trasporto e lo stesso calore...adoro sentire il suo piacere arrivare sulle mie labbra, sulla mia lingua...


Ah grazie a questi uomini, se non ci fossero!!



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domenica 1 agosto 2010

Grida nella notte



Niente ristorantino stasera, niente chiacchiere. Stasera ho fame di lui.

Esce dalla macchina, appena mi vede allarga la bocca in uno dei suoi immensi sorrisi, e senza neanche salutarmi mi bacia rimanendo appoggiato contro la portiera, stringendomi forte e premendo il suo sesso rigonfio sul mio ventre. Adoro quando mi fa sentire quanto mi desidera, quanto gli sono mancata, così, senza che ci sia bisogno di parole. Infilati in macchina voliamo verso il nostro solito parcheggio vicino al parco mentre le mani non riescono a stare ferme … lo stringo attraverso la stoffa dei jeans mentre guida … poi le nostre lingue voraci si cercano, come due affamati che si saziano uno delle carni dell’altro, mani e bocca sui miei seni, la lingua che lambisce i miei capezzoli, i denti che li stringono prima delicatamente poi avidamente. Anche io cerco la sua carne turgida, gli apro la cerniera e lo trovo durissimo e me ne cibo, senza nessun preludio. Voglio mangiarlo, voglio berlo. Mi spinge la testa come a scoparmi la bocca con il suo cazzo spingendolo fino in gola, soffocandomi. Sento lo stomaco che si stringe, la gola che si contrae, respingo l’impulso respirando con il naso e succhiandolo forte. Lunghe lingue di bava mi colano sul mento, sui seni. E’ lui a fermarmi, giusto il tempo per respirare a fondo e guardarlo negli occhi. Ora ci gioco un po’, lo lecco, lo mordicchio tutto intorno alla cappella, lo assaporo con gusto.




Mi piace guardarglielo mentre lo prendo in bocca, vedere come si gonfia al massimo, come reagisce ai colpi della mia lingua. Poi piegata su di lui, ci strofino sopra ondeggiando i miei seni liberi, i capezzoli battagliano sul prepuzio, si induriscono al contatto della sua carne calda, delle vene che pulsano. Unisco il solco in mezzo ai miei globi bianchissimi soffocandolo in mezzo, lui li stringe forte con una mano mentre l’altra si allunga sulla mia schiena, mi solleva la gonna e si insinua tra le natiche. Le sue dita trovano il mio ano, lo aprono, ci si introducono dilatandolo. E’ la premessa a quello che mi aspetterà tra poco. Poi la mia bocca affamata si sazia del tuo succo dolce che mi inonda la gola. Ora finalmente lo saluto:
- “Come stai?”
- “Ora bene.” Mi risponde sorridendo.
Una sua mano raggiunge il mio viso, lo accarezza dolcemente, e poi quelle stesse dita lasciano le mie guance per introdursi sotto la mia gonna, risalendo tra le mie gambe. Trovano la mia fessura umida mentre altre dita si dedicano alla mia apertura più stretta, ed ora si muovono simultaneamente dentro i miei orifizi, scorrono facilmente in me, lubrificate dai miei stessi fluidi. Piccoli grappoli di gemiti escono dalla mia gola, mentre la sua lingua famelica si impossessa della mia bocca. Mi stacco per respirare, lo guardo e vedo le pozze nere dei suoi occhi che si allargano. Mi sento frugata, esplorata dalle sue dita, scavata dentro dai suoi occhi. Cosa sta cercando così’ profondamente in me? Non gli basta mai, vuole sempre entrare più a fondo, nelle mie carni, nel mio cuore, nel mio respiro, nelle mie viscere. Vuole tutto. Ed io gli do tutto, gli concedo tutto, sempre, fino a svuotarmi. Ed essere nuovamente riempita dal suo sesso, dal suo seme, dalle sue dita… in un alternarsi senza fine.
Poi mi penetra, con quegli occhi bramosi sempre fissi nei miei e con il suo cazzo. Avverto la rigidità della sua carne che affonda nella mia di carne, così morbida che pare liquefarsi. Ma improvvisamente si blocca:

- Andiamo via di qua, cerchiamo un posto tranquillo. Voglio sentirti gridare forte…

Ripartiamo nel buio, prima ci fermiamo a fare benzina. E’ una zona popolata da creature della notte, due di queste sono proprio ferme al distributore




Avranno meno di vent’anni, sono bimbe che si atteggiano a donne, sicuramente straniere. Una alta, magra, dal viso affilato e un po’ duro, il trucco pesante a coprire il viso troppo giovane. I capelli biondi legati in una coda di cavallo, porta una minigonna e stivali alti bianchi lucidi, una borsa di plastica verde. Nell’insieme ha un vago sapore anni ’60. L’altra è seduta proprio a fianco alla pompa di benzina, evidentemente c’è una piccola mensola. Ha il corpo più pieno, i seni gonfi che fuoriescono da una camicetta troppo aperta la fanno sembrare più donna, ma il volto e gli occhi sono quelli di una bambina un po’ stanca: i capelli ricci le incorniciano il viso rotondetto. Quasi mi assomiglia. Da quella posizione può vedere dentro la macchina e stancamente butta uno sguardo: nota la scatola di preservativi appoggiata sul cruscotto, il mio volto un po’ sfatto, i miei capelli scomposti. Mi rendo conto solo ora che sono ancora senza gli stivali, rimasti sul tappetino accanto ai miei piedi. La gonna ricopre malamente le mie gambe, lasciando intravedere il bordo delle autoreggenti. Non ho rimesso gli slip e la mia fica è ancora umida e colma di umori. Abbasso lo sguardo e noto la mia camicetta scomposta, spiegazzata, l’ ultimo bottone mal richiuso, un seno contenuto a stento. Tento di ricompormi, abbasso l’orlo della gonna, liscio le grinze alla camicetta. Improvvisamente mi guardo con i loro occhi, mi sento come una di loro, una puttana che si è appartata per fare sesso in macchina con un cliente che ora scende a fare benzina.
Mentre lui fa il giro ed infila la banconota lei si ritrova esattamente con gli occhi all’ altezza del suo pube, la vedo che, maliziosamente si sofferma a lungo a guardare il suo sesso, ma lui non nota niente.. Sorrido pensando che forse ha lasciato la cerniera parzialmente aperta, forse lei,da professionista, nota un residuo della sua erezione.
Ed immediatamente, stimolata da quello sguardo malizioso mi ritrovo a pensare: chissà quanto costa, chissà se salirebbe in macchina con noi, forse si divertirebbe di più che con altri. Ma è un attimo, un pensiero che mi sfiora mentre lui fa il giro intorno alla macchina e risale.

- “Hai la cerniera aperta?”
- “No, perché?”
- “Niente, ho notato quella ragazza che ti guardava proprio lì.” Rispondo senza nascondere il sorriso divertito
- “Ma non sarai tu che sei sempre maliziosa?”
- “Ma ti dico che ti guardava davvero!
-
Prendiamo la strada verso il mare, alla ricerca di un posto tranquillo. Nel tragitto ci troviamo vicini ad una nota gelateria e lui accosta e ferma la macchina.

- Io non ho mangiato, scendiamo a prendere un gelato

Il posto è frequentato dai ragazzi bene della zona, ce ne sono diversi seduti ai tavolini ed anche dentro. Io mi infilo gli stivali, ma non gli slip, mentre lui sogghigna

- “Che troia che sei…” dice dandomi una pacca sul culo mentre scendo dall’automobile.

La gelateria è a pochi metri, e mentre cammino sento la mia fica ancora gonfia, le labbra umide che sfregano fra loro quando compio qualche passo.. ho i suoi e i miei odori addosso, forse ho ancora il trucco sfatto ma non me ne curo … entro provocatoriamente in mezzo a quella piccola giovane borghesia come fossi la puttanella incontrata poco fa.
Dentro ci sono altre ragazze con borse e scarpe firmate. Tra poco andranno a divertirsi in qualche locale della zona mentre altre coetanee rimarranno tutta la notte in balia di uomini che abuseranno dei loro corpi già sfatti come delle strade percorse da troppi veicoli.
Lui mi segue nella gelateria con le sue grandi falcate, mentre avverto gli sguardi su di noi, incuriositi da questa strana coppia che irrompe tra il crocchio di gente in maniera sfrontata. Mi diverto ad osservare, non vista, gli sguardi adoranti che gli rivolgono queste ragazzine per bene. Lui ride con me, ci basta uno sguardo quando ordina il suo cono ironizzando sulle sue dimensioni. Chissà se il gelataio ha capito…
Poi ci avviamo verso l’uscita, io ad un passo indietro con gli occhi piantati sul suo culo sodo e perfetto fasciato dalla stoffa dei jeans.



Non resisto alla tentazione, e proprio sulla porta, davanti a tutti, appoggio una mano su una natica e la stringo forte, come a sancire la mia proprietà sul suo corpo. Chissà che penseranno di noi ora, di una donna matura con il trucco sfatto e gli abiti in disordine e di un ragazzo in jeans e giubbotto di pelle nera che si fa palpare il culo in pubblico. Non hanno niente in comune questi due, però sorridono, in quel modo che fa brillare gli occhi.
Fuori si gusta il suo gelato seduto sulla staccionata di legno, poi mi porge il cono per farmelo assaggiare, io lo lecco provocatoriamente in maniera oscena mentre lo guardo dritto negli occhi, senza dire una parola.
-“Me l’hai fatto diventare duro in un secondo.Se continui così lo sai cosa ti aspetta?"
-“Cos’è, una minaccia? Allora continuo…”




II PARTE
Finisce con calma il suo gelato, risaliamo in macchina e riprendiamo la strada verso il mare. Dai finestrini aperti entra l’aria tiepida di fine maggio, sulla sinistra l’immensa pineta che esala aromi resinosi e poi comincio ad avvertire l’odore del mare, dobbiamo essere vicini.
Eccoci arrivati alle dune, la macchia mediterranea crea delle chiazze verdi sulla sabbia. E’ buio, ma lui si muove come un gatto, mi precede come se conoscesse il posto; seguo il viottolo lasciato dalle sue impronte lasciando affondare i miei tacchi sulle morbide colline di rena. Piccoli granellini di sabbia cospargono la pelle nera degli stivali.




Appoggia un telo al riparo della duna più grande, la strada alle nostre spalle è lontana e nascosta, davanti a noi il mare scuro ed increspato riflette i bagliori argentei di una luna enorme, che ci osserva con i suoi grandi crateri come occhi spalancati.
La brezza salmastra accarezza la mia pelle procurandomi brividi, i miei capezzoli si ergono sfiorando la stoffa della camicetta, mentre la sbottona lentamente. Io faccio altrettanto con lui, le mie mani infreddolite accarezzano la tua pelle calda e serica.. Mi solleva il mento con una mano, la sua lingua si impossessa della mia bocca, ora è tornata avida come poco fa…poi appoggia le tue mani sulle mie spalle e mi spinge giù a terra, le mie ginocchia si piegano e ricado in parte sulla sabbia.
Il mio viso è proprio di fronte al suo sesso ora, lo accarezzo sopra la stoffa dei tuoi pantaloni e lo sento che si gonfia, che preme sulla cerniera. E’ lui che me lo offre, si apre i jeans e lo tira fuori, lo tiene con una mano proteso verso di me mentre mi guarda negli occhi



Quanto mi piace stare così, in ginocchio, in adorazione del suo cazzo, lo starei a guardare per ore, ad osservare quando cresce e si indurisce nella mia mano, o si gonfia sempre più a contatto delle mie labbra, della mia lingua.. Lo ammiro, questo miracolo della natura… me lo mangio con gli occhi e con la bocca, lo annuso, lo bacio. Adoro far scorrere la mia lingua sopra le vene in rilievo, e poi farla girare attorno alla cappella, soffermarmi su quello scalino morbido, lo lecco come ho fatto con quel gelato poco fa, prima di aprire la bocca e succhiarglielo.

-“Vieni qua, girati!”
Mi prende le braccia e mi fa compiere una torsione su me stessa, mi ritrovo in ginocchio, con le mani appoggiate a terra sul telo e le ginocchia nella sabbia. Mi solleva la gonna, ricorda bene che non ho rimesso gli slip.
- “Fammi sentire quanto sei bagnata, quanto ti è piaciuto succhiarmelo…”
Avverto le sue dita che scivolano sulla mia fessura umida…. si inginocchia anche lui, sento la sua lingua aperta che si beve i miei umori, poi risale più rigida verso l’alto, la punta si sofferma sul buchino più stretto.

- “Mi fai impazzire così, non ti fermare”...


Invece si blocca, il suo cazzo si fa strada tra le mie natiche, ne trova l’apertura…lo posiziona contro il mio culo e con un colpo deciso affonda.
Grido, il dolore mi spacca le viscere.
Lui ride, il bastardo!
Trovo il suo polso fermo sulla mia natica e lo graffio, lo blocco.
- “Mi fai male! fermati un attimo!”
Si blocca dentro di me, sento lo sfintere contratto attorno al suo uccello durissimo, mi manca il fiato. Respiro.
Qualche secondo, poi mi prende i capelli, mi solleva la testa e mi morde dietro il collo, dove sa che mi piace…una, due, tre volte, progressivamente stringe più forte. La sensazione di dolore si sposta verso l’alto, mista a brividi di piacere, ed ora sento lo stretto anello che si rilassa, si arrende.
Come mi conosci bene… piccolo figlio di puttana...




Ora sa che può muoversi, e lo fa lentamente, inesorabilmente… avanti e indietro… ora è bello sentirti dentro di me, oltre il dolore, superando quella soglia c’è soltanto piacere. E grido forte, la mia voce esce dalle viscere, dallo stomaco, come un ululato, un ruggito liberatorio. Animalesca sale verso il cielo, si diffonde nello spazio aperto, nella notte, rimbalza sulla duna e torna verso il mare. E’ inumana questa voce, mi fa quasi paura….



…. le gambe mi tremano e non sostengo più quella posizione, mi accascio a terra, sulla schiena. Sono sfinita ma lui non mi da respiro, in un attimo mi è sopra, mi solleva le gambe sulle sue spalle e mi scopa il culo così, con la sua faccia sopra la mia.

- “Guardami, voglio guardarti negli occhi mentre godi”

E’ bello sentirlo nel culo e  vedere quella luce selvaggia nei suoi occhi, cogliere il suo desiderio ed averlo così profondamente in me fino a trapassarmi l’anima, senza più difese. Lo abbraccio stretto, rimango con lo sguardo incollato al suo fino a farmi affiorare le lacrime, fino a che non sento il suo uccello che si gonfia, che sta per esplodere. Lo estrae , si solleva e lo tiene a pochi centimetri dalla mia faccia. I primi spruzzi ricadono sul mio viso, chiudo le palpebre per pochi secondi, avverto i fiotti caldi sul seno, sulle guance, sui capelli. Le riapro ed è ancora lì, a guardarmi, a godersi lo spettacolo. Oggi mi ha scopata con lo sguardo, con gli occhi, non soltanto con il suo uccello. Mi ha guardato dentro.


Lecco i contorni delle mie labbra, assaporando quelle dolci gocce … lui passa un dito sulla mia guancia, raccoglie il suo seme sul polpastrello e me lo dà da succhiare.

- “Ma quanto ti piace, eh?”

- “Tanto...”








©Copyright 2010- I racconti erotici di Vuerre.

Legami

Le corde scivolano sul mio corpo, intorno ai miei seni… un brivido mi percorre la schiena, i capezzoli si inturgidiscono al contatto delle funi. Disegnano morbidamente dei cerchi rossi attorno al mio petto, attorno ai miei polsi. Non sono ancora legata del tutto ma rimango immobile, mi affido a te, mi lascio stringere e contenere da questo abbraccio fatto di intrecci. Ora sono sul mio ventre, scendono tra le mie gambe, si insinuano tra le mie labbra e poi girano dietro, nel solco delle mie natiche.
Un piccolo nodo sfrega il clitoride, mentre le corde si inumidiscono dei miei umori. Un capo risale sulla schiena, annodi e stringi ancora.
Ecco ora hai finito, sono nelle tue mani. Fai di me ciò che vuoi.



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