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venerdì 30 luglio 2010

Metafore

La tua voce
Ha il suono lieve di un torrente di montagna
Il tuo petto
Un bosco ombroso dove rifugiarmi
Le tue braccia
rami robusti per cullarmi
Il tuo sesso
Radice pulsante di desiderio
che invade le mie carni e mi attanaglia
Il tuo seme
Il nettare che placa l’arsura delle mie labbra
assetate

©Copyright 2010- I racconti erotici di Vuerre.

martedì 13 luglio 2010

Amore timido




Le nostre mani appoggiate al muretto, davanti a noi lo spettacolo della campagna addormentata, qualche luce nella notte, la cupola del cielo stellato e uno spicchio di luna sottile come un'unghia.
Una leggera brezza riempie le mie narici del dolce odore dei tigli del viale sottostante.. aspiro a lungo e sospiro...Non avresti potuto trovare scenario migliore. Eppure ancora non lo fai, non mi baci, la mia mano è così vicina alla tua che ti basterebbe poco per sfiorarla, piccolo amore timido, ed invece mi guardi e sei senza parole, e si è fatto tardi ormai…

Arrivati di fronte casa apro il pesante portone, mi saluti mentre accendo la luce dell’ingresso e ti sorprendi nel notare il pozzo, la cancellata di ferro battuto... ti lascio entrare.

Ti guardi intorno e poi:
- Ciao, ora vado
Un casto bacio sulle guance… forse inavvertitamente posi le tue labbra all’angolo delle mie… e pian piano il tuo viso si gira del tutto, la tua bocca ora preme sulle mie labbra, e la tua lingua dolcemente mi esplora.
Ho ancora una mano sull'anta del portone aperto, lo lascio andare mentre tu mi baci lentamente, a lungo. Poi lascio cadere anche la borsa mentre la luce a tempo delle scale si spegne. Ti appoggi al muro a mi avvicini a te cingendomi la vita, sento la tua eccitazione mentre continui a baciarmi... lentamente mi apri la giacca in cerca dei miei seni. Ti intrufoli sotto la scollatura, trovi i capezzoli e me li baci, la tua lingua è dolce e delicata, mentre le tue mani ora da quell’abbraccio dietro la mia schiena si insinuano dall’ alto sotto la mia gonna, una mano sulla vita scende lentamente sotto i miei slip, accarezza le natiche e compie un giro, circumnavigando il mappamondo dei miei fianchi fino al meridiano centrale, il tuo obiettivo. Sorrido pensando al lungo viaggio che ha compiuto quella mano per arrivare a destinazione. Non è diretta, prepotente come le mani di tanti altri, dalle dita maleducate, che non chiedono permesso...No, le tue dita aspettano che la mia intimità si scaldi, si addolcisca e sbocci, l’ accarezzano a lungo strappandomi gemiti di piacere che echeggiano per le scale.
Rimaniamo così per qualche minuto, la tua lingua lentissimamente mi bacia, mentre le tue dita scivolano in me, piano.




Sento i miei sospiri amplificati dalla risonanza dell’androne, siamo in penombra ma qualcuno potrebbe scendere le scale, o aprire il portone e ci troverebbe lì dietro, in una condizione inequivocabile. Le mie labbra si staccano dalle tue per fare uscire poche parole:

- Saliamo a casa?
- Si, saliamo a casa

Mi avvio per prima, tu dietro di me di diversi gradini… immagino il tuo sguardo sul mio bacino ondeggiante di fronte a te…. chissà a cosa pensi, se sei ancora eccitato o se hai paura, paura della donna che hai davanti mentre tu sei soltanto un ragazzo.
Arrivata al pianerottolo mi fermo e mi volto ad osservarti, ti aspetto. Il tuo sguardo è esattamente come lo immaginavo, intimorito ed acceso al tempo stesso. Abbiamo il fiato grosso, sarà l’eccitazione, saranno le scale che ci fanno ansimare leggermente mentre introduco la chiave nella porta. Il tempo di lasciare all’ ingresso la borsa e di togliermi la giacca che tu mi abbracci e torni a baciarmi in quel modo, senza parlare. Mi avvicino al divano, mentre tu lentamente cominci a spogliarmi sempre senza distogliere le tue labbra dalle mie… la camicetta, il reggiseno….poi mi sfili la gonna, con una calma che mi sorprende e prolunga ancora di più la mia eccitazione.
Penso all’ultima volta su questo stesso divano, ad altre mani più decise che mi afferrano, mi stringono le natiche, rivedo me stessa girata e piegata sotto i suoi colpi….la mia testa che sbatte sulla spalliera, i miei e i suoi sospiri, la sua voce che mi dice parole oscene ed eccitanti, ed altre dolcissime. Mi pare di sentirne ancora il suono.



Invece tu non dici niente, mentre lui ancora continua ad apparire come un fantasma dentro le mura di questa casa. Vorrei tanto che se ne andasse, che mi lasciasse libera…
Mi adagi delicatamente sui cuscini continuando a spogliarmi, mi baci il ventre e l’ombelico e mi sembra che nessuno mi abbia mai toccato così. Finalmente mi abbandono, reclino il busto e la testa all’ indietro, piegata dalla tua dolcezza. Ora chiudo gli occhi, si, li chiudo, e spero che quando li riaprirò le immagini che popolano la mia testa se ne siano andate, per sempre.





Non penso più a nulla… oggi non sono la tigre che graffia e divora la carne, non sono l’animale selvatico, la puledra che cavalca la sua preda, no. Sono una gatta in cerca di carezze, una bambina spaventata dagli spettri partoriti dalla sua stessa mente.


Sei in ginocchio accanto a me, mentre accarezzi ogni centimetro del mio corpo. Mi baci i seni, avverto il calore della tua bocca e l’umido della tua lingua che lambisce i miei capezzoli, il tocco delle tue labbra che tracciano una scia di piccoli baci che scendono in basso, si soffermano sull’ ombelico, sfiorato dalla tua lingua. Scendi ancora più giù, sento le tue dita sulla mia rosa umida, e poi la tua lingua sul mio clitoride, mi assapora come fossi un frutto succoso, bevendone gli umori. Le tue dita si insinuano in me, scorrono delicatamente dentro e fuori, avverto la consistenza dei tuoi denti che pizzicano il mio clitoride… lo sento pulsare sotto quella stretta. I miei sensi sono tutti concentrati su quel bocciolo umido, vibrante, fino a che lo sento palpitare più forte, fremere ed esplodere come una stella che mi irradia tutta con il suo calore, scuotendo il mio corpo.
Apro gli occhi…. Ora ci sei soltanto tu, piccolo amore timido.



©Copyright 2010- I racconti erotici di Vuerre.

domenica 11 luglio 2010

Cerebralità

Molti uomini possono prendere il tuo corpo
qualcuno conquisterà il cuore
ma soltanto pochi, pochissimi
riusciranno a possedere la mente
e TU sei uno di questi.
Vu


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martedì 6 luglio 2010

Ancora tu...




Sei di nuovo qui, nel “nostro” ristorante, seduto di fronte a me, con quel tuo sorriso che mi apre il cuore, ed i tuoi occhi malinconici, così tristi. Grandi occhi neri, profondi come l’abisso che ti si spalanca davanti quando ti guardi dentro… occhi fissi nei miei, che mi sciolgono sempre… ma stavolta no… stavolta non cadrò nella profondità delle tue orbite. Stavolta ce la farò a dirti di no.
Le rotte che hanno tracciato le nostre vite si sono allontanate, incontrate e nuovamente distanziate, eppure ciclicamente, come ad un porto sicuro approdi con la tua nave sgangherata, dalle vele rotte, in cerca di un riparo. So già che, come un pirata, mi prederai di tutto l’amore che non hai mai ricevuto, mi svuoterai, finché, pieno del tuo bottino, ripartirai per altri lidi…. E tu pensi che il mio bene sia inesauribile perché ogni volta torni ad abbeverarti a questa fonte, sempre più fiacca e prosciugata ormai.
Ecco, questa volta ho paura di non farcela. Sono stanca, tanto stanca dei continui assalti a questo cuore ormai logoro. Quanto vorrei diventare dura, fredda come una roccia, inattaccabile. Una fortezza inespugnabile con mura altissime su cui andresti a sfracellarti.
Invece no, conosci dove la mia carne è più tenera, vulnerabile, ed ogni volta ti ci insinui con delle lame lunghe lunghe e sottili, impercettibili all’ inizio, e scavi scavi… fino a svuotarmi.
Stavolta no, stavolta ti dico di no.

Terminiamo la nostra cena, usciamo fuori, respiro finalmente un po’ d’aria fresca in questa calda serata di luglio, sono libera. Ma mentre ci avviamo alla macchina, improvvisamente mi afferri per un braccio e mi giri verso di te, con forza. Non ho il tempo di reagire, affondi la tua lingua nella mia bocca in maniera quasi disperata, lasciandomi senza fiato. Mi distacco per respirare, è un attimo e mi baci nuovamente, le nostre lingue avvinghiate si scambiano umori… Mi travolgi. Il cuore mi batte in fretta mentre sento un languore nello stomaco, nelle viscere. E’ la mia paura e il desiderio che ho di te.



Entriamo in macchina e le tue mani sono subito su di me, sul mio seno mentre sussurri il mio nome, mentre la tua lingua continua ad infierire sui capezzoli, succhiandoli e mordendoli. Sai quanto mi piace questo gioco, sai quanto mi accende, e vuoi constatarlo subito. Una mano scivola sulla gonna, ne solleva il bordo alla ricerca della mia eccitazione, mi accarezzi lieve un ginocchio e poi risali tra le mie cosce, mentre sento i miei umori che si sciolgono. Trovi un tenue ostacolo nella stoffa delle mutandine già umide del mio miele, lo aggiri ed affondi le tue dita tra le mie labbra aperte. Ecco, hai vinto tu.
Quanto ti basta poco… così poco per farmi arrendere. Vorrei fermarti mentre riprendi a baciarmi e vengo investita dal tuo odore… odore che non ho dimenticato, tenero come quello di un bambino, come non ricordarlo. Osservo la pelle del tuo collo mentre ci affondo per annusarlo e baciarlo… chissà se quei tre nei sono ancora lì… Ti apro la camicia, voglio vederti tutto, il tuo petto, i tuoi capezzoli piccoli e teneri con cui mi piace giocare, mentre le mie mani scivolano sulla tua pelle morbida. Come sei bello tesoro mio, come è dolce la tua pelle, toccarti è come tornare a casa… ritrovo l’allineamento di quei nei deliziosi dietro la nuca, le tue spalle, scendo verso l’ ombelico ed accarezzo la linea di peli scuri sottostante. Tu mi prendi la mano e mi fai sentire la tua eccitazione, sento il tuo sesso rigido attraverso la stoffa dei jeans che preme per uscire. Allora ti abbasso la cerniera ed infilo una mano per prenderlo, finalmente è nelle mie mani, bello e turgido mentre lo accarezzo dolcemente. Ora oltre al tuo odore voglio sentire il tuo sapore…La mia lingua è su di te.. accarezza la cappella, poi scivola lentamente lungo le vene che si gonfiano al suo passaggio, mente ti sento fremere e gemere. Uno sguardo, colgo i tuoi occhi che mi osservano dall’alto, mentre la tua mano trova la mia testa, mi accarezza i capelli e poi preme la mia nuca verso il basso.
Ora ti assaggio tutto, la mia bocca si apre e si chiude inglobandoti dentro di me, mentre il nettare continua a scivolarmi tra le cosce. Ma voglio dedicarmi a te, soltanto a te, respirarti, assaggiarti, dissetarmi di te. Sei tu che riempi la mia fonte ora. Sento il sapore dolce del tuo sperma che guizza nella mia bocca, come un’onda in piena, mentre la tua gola esplode in un urlo fortissimo e prolungato, quasi un pianto, un ululato da animale ferito.
Ti guardo ora, così abbandonato con la testa reclinata e gli occhi chiusi, mentre sospiri e riprendi fiato. La tua bocca sorride. Ti accarezzo il viso e riapri gli occhi, ora hanno una luce diversa.
Il piccolo spazio è ricolmo dei nostri odori, dei nostri umori. L’aroma dei nostri sessi che si mescolano è l’eccitante condimento di questo antipasto.
Ora la tua voce è un soffio lieve:

-Andiamo a casa, voglio fare l’amore con te.


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Seconda parte. La panchina.

Appena entriamo in casa ti dirigi verso la camera da letto e in un attimo ti spogli, io rimango incantata a guardare la tua nudità, il tuo sesso eretto, le tue spalle, tutto il tuo splendido corpo mentre mi strappi quasi la camicetta di dosso, mi togli il reggiseno con dita frenetiche e cominci a succhiarmi i capezzoli, mi stringi i seni con le mani tanto forte da farmi male. Siamo vicini al letto e mi ci spingi sopra. Io ricado sul materasso morbido e quel piccolo balzo mi fa sorridere… sorridiamo entrambi mentre tu sei già nudo sopra di me, il tuo sesso sopra il mio ventre, mi sollevi la gonna, mi sfili le mutandine con una mano e con l’altra afferri alla base il tuo sesso e lo spingi dentro di me, prepotentemente. Mi lasci nuovamente senza fiato. Sei come una bestia affamata che cerca di saziarsi con la mia carne. Ed io te la offro, la mia carne, fino a farmi straziare, sempre. Affondi in me fino a risvegliare tutte le mie cellule, fino a possedere il mio ventre, il mio corpo, il mio cuore. Ti prendi tutto.



Ti guardo e per un attimo, pochi secondi, uno squarcio si apre nel velo dei tuoi occhi, ma è solo un momento. Un istante in cui ti sento veramente mio. E poi ritorni a scoparmi con foga, mi alzi le gambe sopra le tue spalle e mi trafiggi. Ti sento così profondamente in me, mi aggrappo alle tue spalle e mi sollevo fino ad aderire tutta a te, le mie unghie affondano nella tua schiena, occhi negli occhi, carne contro la carne.
Mi perdo nei tuoi occhi, ora brillano come i miei.
Sento il tuo alito sopra di me, sulla tua bocca, la tua lingua non mi lascia un istante, ora è più dolce di quel primo bacio, come se si fosse appagata.

- Vieni sopra- mi dici mentre improvvisamente esci da me.




Mi sollevo, a cavalcioni su di te, afferro il tuo sesso e lo guido dentro di me, poi mi abbasso lentamente, fino a impalarmi, riempirmi di te. Quanto mi piace stare così, cavalcarti e muovermi sopra di te, sentirlo durissimo, guardarti negli occhi mentre mi prendi i seni, mi strizzi i capezzoli, leccandomeli e succhiandomeli.

- Sei sempre la mia puttana, vero?
- Si… sempre

Ora sono io che accarezzo il tuo petto, i tuoi piccoli capezzoli, il mio clitoride sfrega sopra i tuoi peli, lo sento pulsare mentre tu sotto di me aiuti il mio movimento, mi prendi i glutei aprendomeli e spingendo ancora più forte.
Poi mi accarezzi il viso e mi dai le tue dita da succhiare, entrano nella mia bocca come ha fatto il tuo sesso poco fa. Io chiudo gli occhi per assaporare meglio quella sensazione, mentre sento i miei umori che colano sopra di te, accelero i miei movimenti, mentre mi inciti ed una scarica elettrica che mi avvolge tutta, come un’onda che parte dal mio clitoride e si propaga fino alle mie gambe, alla mia schiena, al mio ventre…
Mi accascio sopra di te, sul tuo petto. Sento il tuo cuore che batte ancora forte, mentre mi accarezzi dolcemente i capelli. Ma un attimo dopo ti sfili da sotto il mio corpo esausto mentre io rimango immobile, con il viso schiacciato sul cuscino a riprendere fiato, ancora immersa nel piacere che mi hai appena dato. Non riesco a muovere un muscolo, e tu mi rigiri come una bambola di carne, mi posizioni come vuoi tu, mi prendi per le caviglie e mi trascini ai bordi del letto.



Mi cingi con le tue braccia sotto il ventre e mi sollevi, mentre sei sceso, in piedi dietro di me. Mi sento esposta ed offerta alla tua vista mentre tu, non ancora sazio, entri nuovamente in me, affondando come dentro una mousse calda.



Mi piace stare in questa posizione, sento la mia carne che si apre per te, mi piace sentirti così profondamente in me. Le mie braccia si piegano, ora sono appoggiata sui gomiti mentre tu continui a martellarmi, inesorabile. Sento i tuoi colpi sul collo dell’utero, la tua cappella durissima, fino in fondo…

- Giù mettiti più giù!

Mi abbassi la schiena con forza, la mia testa è premuta sul materasso, rigiro il volto per prender fiato..ora mi fai male, mi fai male ma non dico niente, gemo di piacere e dal dolore, ma non ti supplico di fare più piano, no, perché so che questo aumenterebbe la tua eccitazione. Ti piace quando sono così, priva di difese, o quando ti scongiuro di smetterla… invece tu aumenti il ritmo, mi prendi per i capelli e me li tiri, mi sollevi e mi mordi la schiena… a volte spero che tu finisca presto, ma non è mai presto per te… mi fai godere due, tre volte, mi sfinisci dal piacere e finalmente sento il tuo cazzo che mi dilata sempre più, si gonfia e pulsa…dai tre colpi decisi e lo estrai dalla mia fica… mi inondi con il tuo seme caldo sulla schiena, sulle natiche



Ricadi sul letto, accanto a me. Ho le gambe indolenzite e le ginocchia mi tremano, mi sollevo e ti guardo, ci guardiamo negli occhi ora, stanchi. I nostri respiri che si placano, le mani che continuano a cercarsi, ad accarezzarsi, a sfiorarsi. Appoggio la mia testa al tuo petto, ti bacio le spalle e il collo mente tu mi cingi con il tuo braccio e con l’altra mano mi accarezzi i capelli, prendi un ricciolo tra le dita e l’attorcigli. Ora posso fartela la domanda:

- Ma tu, cosa vuoi da me?
Guardi il soffitto mentre mi rispondi:

- Affetto.

Perché questo imbarazzo? Perché non ci siamo mai detti cosa siamo l’uno per l’altra?Ti guardo e penso a quanti anni sono che entri ed esci dalla mia vita, o che mi allontano da te quando sento che mi stai chiedendo troppo, o quando non riesco a sopportare il peso della libertà che ti lascio, sempre. E che tu lasci a me.
Dieci anni. Dieci anni da quando ti ho visto la prima volta, con la tua bellezza spudorata, la tua gioventù sfacciata ed ho pensato che dovevi essere mio. Nonostante gli anni che ci separavano, nonostante non fossi libera, nonostante le convenzioni. Nonostante tutto. Dovevo averti. E così è stato.

Ed eccoci ancora qui. Un’altra volta. Mi chiedo se questa sarà l’ultima, a volte lo spero, perché non riesco a liberarmi di te, perché ogni volta ti riapro la porta, anche se credevo di averla chiusa.
Perché ogni volta mi dai gioie e dolori, perché mi perdo nel calore del tuo corpo mentre ti sono accanto, e penso che non ho mai provato per nessuno niente di così vibrante, così tattile, come se volessi assorbire il tuo corpo, il tuo odore, tutto di te. Ma il corpo è una esperienza continua di rinuncia, il possesso è solo transitorio, dopo c’è soltanto la privazione e il ricordo. Il corpo sfugge sempre, perché non si può appartenere a qualcun altro.

Ci rivestiamo lentamente, svogliatamente. Mentre mi accingo a rimettermi gli slip mi fermi:

- No, no, non te li rimettere, rimani così.
- Ma che devi fare?
- Non abbiamo mica finito, accompagnami giù.

Scendiamo le scale di corsa ridendo come due ragazzini, mi chiedo cosa mai vorrai fare…arrivati fuori dal portone, mi prendi la mano e ci inoltriamo nel parco di fronte casa. Di giorno ci giocano i bambini, di notte è un ritrovo per coppiette in cerca di riparo.

- Ma dove vuoi andare?
- Sshhh non farti sentire….

E’ buio ma le case intorno sono vicine, qualche lampione è acceso ed io conosco bene il posto. Saliamo un leggero pendio, c’è qualche cespuglio ed io mi dirigo verso quella zona, ma tu mi blocchi: - Andiamo lì. Accennando ad una panchina illuminata proprio sul vialetto.

- Ma sei matto! li ci vedranno tutti, anche dalle case di fronte!
- E’ troppo pericoloso là, almeno se arriva qualcuno qui lo vediamo



Io assecondo questo tuo folle desiderio, mi tornano in mente gli incontri nel mio ufficio sul tavolo della sala riunioni, con le finestre aperte sul cortile ed altre finestre, come occhi, ad osservarci. Quando dicevi che stare con me era come salire su una giostra. Ora pare che sia tu a condurmi in un gioco pazzo e senza regole.
Ci avviciniamo alla panchina, dagli edifici di fronte giungono voci di gente che termina una cena in terrazza. Tu mi fai mettere di fronte alla spalliera, io rido mentre appoggio le mie braccia li sopra:

- Ma che mi fai fare, che mi fai fare….e se ci vedessero?

Ridi anche tu mentre mi sollevi la gonna fino alla schiena, mi palpi le natiche, poi le tue mani cominciano a diventare più decise nei movimenti, le carezze lasciano il posto alle palme aperte che si sollevano e si abbassano velocemente sui miei glutei. Un colpo a destra ed uno a sinistra, il suono echeggia nel silenzio del parco. I tuoi colpi mi fanno sbattere il ventre sopra le assi della panchina, sento la pelle che si scalda e comincia a bruciare. Continui a colpirmi, poi ti fermi un attimo, io riprendo fiato e mi sollevo leggermente, buttando un occhio alla terrazza di fronte a noi. Sembra che il mormorio continui senza interruzione.
- “Stai ferma, non ti muovere…”dici mentre la tua mano costringe di nuovo la mia schiena ad abbassarsi. Sento il rumore della tua zip, intuisco che ti stai aprendo i pantaloni ed anche cosa farai tra poco. Con le mani mi apri le natiche, ci introduci prima un dito che hai bagnato dei miei umori, poi un altro, e poi il tuo sesso che si fa strada scivolando lentamente ma con decisione, dilatando il mio ano.

- Fai piano, fai piano che mi fai male!

Ecco la frase che non dovevo dire… invece tu appena mi sei dentro cominci a spingere, sento le pareti che cedono e si aprono, e il dolore lascia il posto al piacere. Ora mi piego ancora di più sulla panchina, appoggio le mie mani oltre la spalliera, le mie gambe si tendono ed irrigidiscono. Lo voglio sentire tutto dentro, tu afferri saldamente i miei fianchi con una mano e con l altra i capelli e mi tiri su la testa, fino a farmi formare un arco con la schiena… sento il mio sesso grondare e il clitoride che continua a pulsare mentre mi riempi e continui a muoverti lentamente dentro di me. La sensazione è così forte, il tuo cazzo così duro che lo sento sfregare anche nella fica, sto godendo e non riesco a trattenere le mie urla di piacere … una scossa fortissima e travolgente. Tu continui fin che non sento la tua cappella che si gonfia e freme, comincia a pulsare. Il tuo sperma caldo mi invade le viscere, percepisco le contrazioni mentre godi dentro di me e poi il tuo seme che cola fuori, scivolando sulla mia fessura.

Bentornato, amore.


©Copyright 2010- I racconti erotici di Vuerre

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